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I RIFUGIATI DELLO SPRAR DI EBOLI COLTIVANO ORTAGGI PER LE FAMIGLIE DEL TERRITORIO
I RIFUGIATI DELLO SPRAR DI EBOLI COLTIVANO ORTAGGI PER LE FAMIGLIE DEL TERRITORIO
15 rifugiati nelle aziende agricole della provincia di Salerno
Giovedì 30 maggio la presentazione del progetto presso Palazzo Sant’Agostino
Si svolgerà giovedì 30 maggio 2019, alle ore 10, presso la Sala Giunta della Provincia di Salerno, la presentazione del progetto “Formazione innovativa e inserimento lavorativo in agricoltura per migranti titolari di protezione internazionale”, ideato e implementato grazie alla collaborazione di Fondazione AVSI, Consorzio Farsi Prossimo, Coldiretti Campania e cooperativa sociale Tertium Millennium di Teggiano, e sostenuto finanziariamente dal Fondo Beneficenza Intesa.
Il progetto, che ha come obiettivo favorire l’integrazione socio lavorativa di 15 persone migranti, ha visto già nei mesi scorsi diverse fasi di realizzazione, quali la selezione dei beneficiari e delle aziende agricole e zootecniche, l’avvio dei corsi di lingua italiana L2 (40 ore) e la formazione tecnica in aula a cura della Coldiretti Campania. A giugno è previsto l’avvio dei tirocini presso 13 realtà produttive (aziende agricole e zootecniche, caseifici, agriturismi, consorzi).
Le persone selezionate provengono dal circuito di accoglienza Sprar di Padula, Polla, Roscigno, Bellosguardo, Roccadaspide, Santa Marina, Atena Lucana. Sono ragazzi originari soprattutto dall’Africa subsahariana (Mali, Nigeria, Camerun, Gambia, Ghana, Guinea, Senegal, Togo) titolari di protezione umanitaria, sussidiaria e internazionale.
«La nostra organizzazione – sottolinea Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – è da tempo impegnata in progetti di inserimento lavorativo a favore dei migranti. Nell’ultima edizione del premio Oscar Green abbiamo voluto valorizzare un’iniziativa che ha consentito l’avvio al lavoro di giovani immigrati. I lavoratori stranieri contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo».
«Fino ad oggi- spiega Antonio Calandriello, presidente della Cooperativa sociale Tertium Millennium – abbiamo svolto le selezioni, i colloqui motivazionali e accompagnato il percorso dei ragazzi durante la formazione linguistica e tecnica svoltasi a Padula. Oltre alle lezioni in aula, abbiamo previsto anche delle lezioni “in campo” con visite ad aziende agricole del Vallo di Diano e della Valle del Calore, a un frantoio e al Museo del suolo a Pertosa».
«Questo progetto – rileva Giampaolo Silvestri, segretario generale di AVSI – nasce dalla consapevolezza che il fenomeno delle migrazioni, con tutte le sue implicazioni, può essere affrontato solo se si costruiscono partnership tra soggetti diversi che, ciascuno a partire dalla sua competenza ed esperienza, possono contribuire a rispondere sia al bisogno di inserimento e lavoro dei migranti, sia di sicurezza e ordine della comunità ospitante. Qui a Salerno si sta tentando una via nuova, che apre a prospettive di sviluppo interessanti».
Giovanni Carrara, presidente di Consorzio Farsi Prossimo, aggiunge: «Portiamo in questo progetto la nostra esperienza con le persone fragili, arricchita negli ultimi anni da inserimenti lavorativi di successo in azienda di rifugiati e altri migranti. Di successo, dico, per tutti: per chi riesce a riacquistare un ruolo lavorativo, per l’azienda che acquisisce un lavoratore motivato, per la società che si arricchisce di una persona di nuovo attiva».
Alla conferenza stampa interverranno Carmelo Stanziola, vicepresidente della Provincia di Salerno, don Vincenzo Federico, della cooperativa sociale Tertium Millennium, Franco Argelli di AVSI, Monica Molteni per Consorzio Farsi Prossimo, Salvatore Loffreda di Coldiretti Campania.
Si chiama “La storia siamo noi” il progetto di ospitalità ideato dalle cooperative sociali Il Sentiero, Tertium Millennium e l’Opera di un Altro che vedrà protagonisti ragazzi migranti e famiglie del Vallo di Diano, Alburni, Cilento e Golfo di Policastro.
L’iniziativa riprende un’esperienza messa in atto a dicembre del 2014 con il progetto “Ed ecco la stella”.
“La storia siamo noi” è una campagna di accoglienza lanciata in occasione delle vacanze pasquali che coinvolgerà per i prossimi mesi i ragazzi ospiti dei progetti SPRAR Minori Stranieri non accompagnati dei Comuni di Padula, Montesano sulla Marcellana, Polla, Atena Lucana, Sassano.
«I ragazzi coinvolti sono 37 provengono dall’Africa subSahariana, hanno un’età compresa tra i 16 e i 18 anni – dice Antonella Polito Referente Sprar MSNA- e frequentano gli istituti scolastici del territorio. Sono ragazzi che oltre a studiare si dedicano anche ad altre attività come la pratica sportiva e come il laboratorio di restauro o di ceramica o il progetto di volontariato presso il reparto di pediatria dell’Ospedale “L. Curto” di Polla ».
A raccontare il progetto La storia siamo noi, una locandina del tutto originale che riprende i volti, i legami di conoscenza ed amicizia già in atto presso le varie strutture di accoglienza.
A Montesano sulla Marcellana, con lo sfondo la Chiesa di Sant’Anna, c’ è l’abbraccio dell’operatore Ivan Musella e di Abdurahmane proveniente dalla Costa d’Avorio, mentre nel centro storico di Padula il sorriso della signora Giuseppa Polito con Ossobi diciottenne del Mali. A Sassano, Youssuf della Costa d’Avorio con i suoi piccoli amici e vicini di casa Nicola e Mario Femminella ma c’ è anche Iancuba della Guinea Bissau con l’operatrice Antonietta Bautti e Jaqueline Altamura volontaria del Servizio Civile. Ad Atena Lucana Amadou dal Senegal è in foto con il suo tutore nonché vicesindaco Francesco Manzolillo. A Polla, a testimoniare “La storia siamo noi” il sindaco Rocco Giuliano con Salifu e Loukmane.
«Il tema dell’accoglienza e dell’integrazione – dice Don Vincenzo Federico – deve aprirsi sempre di più al territorio. Questo è un progetto che mette al centro il dialogo, la conoscenza dell’altro, dello straniero, del prossimo. Siamo certi che grazie all’impegno nostro e di chi vorrà aderire all’iniziativa riusciremo a tessere nel tempo una significativa rete di sostegno e di partecipazione».
Le storie di ospitalità verranno raccontate il 20 giugno prossimo in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.
Teggiano, 16 Aprile 2019
Al via il Contest fotografico
COSA VEDONO I MIEI OCCHI
UNO SCATTO ALLA CULTURA
Al via la seconda edizione del Contest fotografico “Cosa vedono i miei occhi” quest’anno con l’avvincente sottotitolo “Uno scatto alla cultura”.
Il Contest fotografico è organizzato dalle cooperative sociali Tertium Millennium e Il Sentiero, soggetti gestori nell’ambito del progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) del Comune di Santa Marina.
“Cosa vedono i miei occhi” è aperto a fotografi professionisti e dilettanti e per la sezione disegni agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado.
La partecipazione al Contest è gratuita.
Il termine per l’invio delle foto/disegni è il 31 Maggio 2019 – ore 18.
La premiazione si svolgerà nella prima settimana di maggio a Policastro Bussentino- Santa Marina.
Per info e contatti: unoscattoallacultura2018@gmail.com
Presso la struttura SPRAR di Santa Marina, nel Golfo di Policastro, (SA) i migranti protagonisti di un laboratorio di fotografia per valorizzare il territorio che li ospita.
Al contest fotografico “Cosa vedono i miei occhi” hanno partecipato tanti cittadini con l’invio di oltre cento immagini dal Cilento e dal mondo.
Tutti lo chiamano “Gigi” ma il suo vero nome è Amoako Kenneth. Tra le pareti di Casa Emmaus qui a Policastro Bussentino, Gigi, un po’ emozionato, ci aspetta per poterci raccontare la sua storia. Oggi, qui lui è di casa essendo diventato un operatore della struttura Sprar dove dal 2014 vengono ospitate famiglie migranti.
La sua vita inizia nel 1980 in una cittadina del Ghana e lì vive fino a quando nel 2005 decise di fare ciò che migliaia di altre persone facevano: raggiungere l’Europa. Come un disegno stampato nella mente, ci parla del viaggio soffocante nel deserto del Niger, di quel barcone partito dalla Libia, delle lacrime di chi non sa se in quel tratto di mare del Mediterraneo, vince la vita o la morte.
Gigi sbarca in Sicilia. Da lì va dritto nel Cara di Borgo Mezzanone nel foggiano dove avvia l’iter per il riconoscimento della protezione internazionale. Passano i mesi e gli anni. Comprende che deve rimboccarsi le maniche. Va a vivere a Castel Volturno in provincia di Caserta insieme ad un suo amico ghanese. Qui diventa manovalanza invisibile come migliaia di altri migranti, arruolati nell’agricoltura e nell’edilizia.
È qui che nasce il suo secondo nome “Gigi”. «Io sapevo già che mi chiedevi questo – dice sorridente Gigi- lo sapevo!». Tutto inizia quando andò a lavorare presso un’anziana del posto la quale aveva avuto in precedenza un aiutante di nome Gigi. Kenneth era troppo complicato per lei. E così come una passaparola, per tutti divenne Gigi. «Io non sapevo più come fermare questo nome. E va bene dissi, chiamatemi così». Tra un lavoretto e l’altro, Gigi pensa anche ai sentimenti. Fu qui a Castel Volturno che conobbe Joy, una bellissima ragazza nigeriana con cui decise di condividere la sua vita. Dopo vari spostamenti e peripezie per ottenere una forma di protezione umanitaria, Gigi e la sua famiglia, nel novembre del 2014 arrivano da beneficiari del progetto Sprar proprio a Policastro Bussentino, frazione di Santa Marina.
L’esperienza del progetto Sprar avviata dall’amministrazione comunale guidata da Giovanni Fortunato era iniziata da poco. Gigi e Joy, aiutati e supportati dall’equipe crescono i loro tre figli, Emmanuel, Benjamin e Isaac. Gigi svolge un tirocinio formativo presso un’azienda del posto, i bambini frequentano la scuola dell’infanzia. Il tempo passa. E arriva anche il giorno in cui Gigi e la sua famiglia devono secondo le regole lasciare il programma Sprar. Devono andare via, trovare una casa e camminare da soli. È a questo punto che a Gigi, che oramai parla benissimo la lingua italiana, gli viene prospettata l’ipotesi di lavorare presso la struttura Sprar, occupandosi proprio del rapporto di mediazione con i migranti. Gigi, accetta. Studia e riesce anche a conseguire la patente di guida. Trova una casa sempre a Policastro dove vive con Joy e i bambini. L’ultimo arrivato, nato nel 2017 presso l’ospedale di Sapri, si chiama Gabriel.
Cosa significa, oggi per te, da migrante ex beneficiario di un progetto Sprar, lavorare qui come operatore? «Per me è una grande esperienza. Ho l’opportunità di far capire alle persone che arrivano qui la cultura del posto, le regole, l’importanza di imparare l’italiano».
Quale è la difficoltà più grande? « Molti migranti che arrivano qui sono carichi di aspettative e a volte anche di tante illusioni. Pensano che la vita è facile. E invece non sanno come è difficile avere i documenti, un lavoro, una casa».
Cosa dici ai tuoi figli dell’Italia, del Paese che ti ha ospitato? « Gli dico che qui hanno tante opportunità di diventare grandi uomini».
Stefania Marino
Il primo approccio con il mondo dell’immigrazione Rosa De Maio, lo ha ad agosto del 2011, in piena Emergenza NordAfrica, quando a Polla, dove lei vive, arriva un gruppo di donne migranti provenienti dalla Nigeria. Rosa si trova subito ad affrontare la vulnerabilità e la fragilità di persone provenienti da esperienze fatte di traumi e violenze. Da allora, il suo percorso tra i migranti, non si è mai fermato. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, in seno alla Cooperativa sociale Tertium Millennium, ha dato negli anni il suo contributo professionale nell’ambito della gestione dei centri di accoglienza straordinari di Eboli e di Sicignano degli Alburni. Oggi è la coordinatrice dei Progetti Sprar (Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di Eboli e di Polla.
Se dovessimo spiegare all’opinione pubblica, in parole semplici, quale è lo scopo di un progetto Sprar, diremmo che…
È un sistema di protezione pubblico che ha come obiettivo l’integrazione e l’autonomia dei migranti.
Si sente spesso parlare di “integrazione”. Ci sono storie a lieto fine, ci sono persone che sono riuscite a realizzare il loro progetto migratorio?
In questi anni, abbiamo avuto 5 beneficiari che durante il percorso Sprar hanno fatto dei tirocini di 6 mesi presso delle aziende locali. Alla fine del percorso formativo gli è stato offerto un contratto lavorativo. Attualmente vivono a Polla in piena autonomia abitativa ed economica.
Quali sono le difficoltà maggiori che si incontrano oggi nel portare avanti progetto nell’ambito dell’immigrazione?
A volte lo scetticismo delle persone rispetto alla presenza di migranti sul territorio e rispetto alle azioni finalizzate alla loro integrazione. Registriamo però anche una certa difficoltà di integrazione da parte dei beneficiari. Non è semplice l’adattamento a un contesto sociale, culturale, totalmente diverso rispetto a quello di provenienza.
Polla ed Eboli. Quali sono attualmente i numeri dell’accoglienza e quali sono le attività svolte a favore dei migranti?
A Polla il progetto prevede 35 posti mentre ad Eboli considerando anche i posti aggiuntivi 50. L’equipe che ogni giorno lavora nell’ambito di un progetto Sprar pianifica e prevede per i beneficiari corsi di orientamento legale, di educazione civica, di orientamento al lavoro, di alfabetizzazione. Alcuni migranti, frequentano il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (CPIA) di Eboli. Durante tutto l’anno, in armonia con il territorio, promuoviamo diverse attività multiculturali con il mondo della scuola e dell’associazionismo. Molta importanza hanno per i beneficiari tirocini formativi perché come già è accaduto possono trasformarsi in contratti di lavoro.
Cinque sostantivi per definire il suo lavoro
Impegno, passione, responsabilità, determinazione, empatia.
Stè.Mar